Educazione a scuola: piccoli consigli per i grandi

Articolo del 10/09/2018 dal blog www.uppa.it

Ripensare i rapporti tra genitori e insegnanti è utile per aiutare i nostri figli a vivere serenamente il nuovo anno scolastico.

Gli ultimi fatti di cronaca dell’anno scolastico appena trascorso ci hanno raccontato di spiacevoli scontri tra genitori e docenti, che di certo non hanno aiutano il benessere di quell’alunno venuto a trovarsi nel mezzo di diverbi tra adulti. In una scuola media di Foggia, a febbraio un genitore ha picchiato il vicepreside, reo di aver rimproverato il giorno prima l’alunno perché spingeva alcune compagne, mentre in una scuola media di Padova, a fine anno scolastico una madre ha schiaffeggiato una docente per aver messo un voto insufficiente al figlio.
Secondo i dati riportati dal sindacato Anief (Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori), l’anno scolastico 2017-2018 si è chiuso con 33 aggressioni a docenti da parte di alunni o genitori, e questi ultimi sono stati autori di quasi la metà delle aggressioni.

Fuori e dentro la rete

Oltre alle aggressioni fisiche non mancano condotte inadeguate, a volte maleducate e violente, da parte di genitori che utilizzano Facebook o WhatsApp per dare sfogo al proprio malcontento.
Si punta spesso il dito sull’utilizzo sbagliato che bambini e ragazzi fanno di smartphone e strumenti digitali, e l’allarme cyberbullismo ha reso più sensibili alla necessità di aiutare i più piccoli alle regole della comunicazione e condivisione di contenuti quando si usa il cellulare o i social network. Tuttavia, alcuni genitori si dimostrano meno inclini a rispettare semplici regole di buona educazione online e offline.
La parola “netiquette”, neologismo sintesi del termine francese “etiquette” (galateo) e dell’inglese “net” (“rete”), si usa oggi per indicare tutti quei sani principi che ciascun utente dovrebbe conservare nella rete e che in parte ricalcano i dettami educativi della comunicazione vis-à-vis.
Una riflessione particolare meritano i gruppi WhatsApp dei genitori, il più delle volte composti soprattutto da mamme. Strumento di per sé utile per comunicare velocemente e con efficacia su aspetti organizzativi della scuola, può tuttavia, se usato male, trasformarsi in un covo di lamentele senza fine. A volte infatti il gruppo dei genitori diventa un luogo virtuale in cui riversare monologhi offensivi verso educatori e insegnanti considerati non adeguati, o verso mamme e bambini del gruppo classe. Si attiva spesso una difesa a tutti i costi dei propri figli, “vittime” di una nota sul diario o di un rimprovero del docente, che non facilita una reale comprensione dell’evento e crea dinamiche di lotta a difesa del proprio figlio, e di scontro tra i ruoli di insegnante e quello di genitore.

Cosa stiamo insegnando ai bambini?

Tale clima di conflitto non fa bene prima di tutto ai bambini, che diventano spettatori di attacchi e contrattacchi senza avere la possibilità di comprendere e trovare soluzioni al loro sbaglio, lì dove ci sia stato. «Mio figlio non ha fatto nulla. È stato il suo a iniziare per primo!», o «La maestra non capisce proprio nulla!» sono esempi di affermazioni che avvengono tra genitori, spesso in presenza dei figli, dimenticandosi che la propria condotta viene osservata, appresa e ripetuta dai bambini, che utilizzano gli adulti come metro di misura per capire cosa è lecito e cosa non è lecito fare. Se la nostra strategia è quella dell’attacco e dell’accusa, cosa stiamo insegnando ai bambini?

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