Compiti per le vacanze? Compiti per i piccoli e per i grandi

Compiti per le vacanze? Compiti per i piccoli e per i grandi

Puntuale come la campanella dell’ultimo giorno di scuola inizia la diatriba su favorevoli e contrari ai famigerati compiti estivi che uniscono malumori dei ragazzi e stress dei genitori.

Al di là della difficoltà di far studiare i propri figli in un periodo che per loro (e per noi adulti) sarebbe di relax e svago, si discute oggi sulla reale utilità di quegli infiniti esercizi matematici, problemi, temi ed esercizi che scandiscono il più delle volte la fine dell’estate per le famiglie italiane e che rischiano di stressare i bambini ancora prima dell’inizio della scuola.

Non c’è una ricetta unica su cosa sia giusto fare. Come sempre su tutto vince il buon senso e la valutazione specifica diversa da caso a caso.

C’è il  “bravo studente” che ha già un bagaglio di conoscenze che gli permette di svolgere i compiti con tranquillità, c’è invece il ragazzo con grosse lacune e necessità di recupero, ma anche in questo caso ci si chiede quanto il recupero possa avvenire con semplice assegnazione dei compiti per le vacanze, mentre è lasciata aperta la questione del singolo caso di fallimento scolastico e delle sue cause (mancanza di motivazione, difficoltà personali e familiari, disturbi dell’apprendimento, disturbi della condotta e conseguente conflitto con il sistema di regole scolastiche).

Un rapporto OCSE – Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico – del 2014  analizza i dati del programma che ogni tre anni valuta il livello di istruzione degli alunni nei paesi industrializzati (OCSE – PISA “Programme for International Student Assessment”), e rileva come in Europa gli italiani siano gli studenti con un maggior carico di  studio a casa. In direzione contraria tuttavia va la valutazione del rendimento, che vede l’Italia perdere vertiginosamente posizioni  nella classifica internazionale e ci dà un risultato inversamente proporzionale: le migliori competenze scolastiche si osservano in quei paesi in cui il tempo dedicato ai compiti a casa è minore; Corea e Finlandia hanno le migliori performance nonostante il tempo dedicato allo studio a casa sia di non più di  tre ore a settimana.

Ovviamente vari fattori entrano in gioco nel produrre tale risultato. Non solo compiti a casa ma anche un metodo di studio e di insegnamento differenti, basati sull’apprendimento cooperativo e pratico, lontano dalla didattica teorica italiana.

Se il sistema scolastico italiano non aiuta, allora come correre ai ripari?

Piuttosto che perpetuare il metodo prettamente didattico di scrittura e ripetizione di lezioni ed esercizi anche durante l’estate i docenti dovrebbero permettere agli alunni di sperimentarsi nella curiosità per il sapere. La lettura dovrebbe essere lettura piacevole e scelta tra le preferenze di genere di ciascun alunno.

E i genitori? Il ruolo degli adulti è quello di rappresentare un modello di riferimento per stimolare la conoscenza e la curiosità di imparare cose nuove, attingendo dalle osservazioni di vita quotidiana per sviluppare una “ricerca condivisa” di risposte. Se manca questo è ingiusto scaricare solo sulla scuola le colpe di un fallimento dell’apprendimento e dell’interesse epistemico.

In conclusione a livello prettamente pedagogico gli insegnanti dovrebbero alleggerire il carico di lavoro e le famiglie dovrebbero rispettare le consegne scolastiche. Inoltre il conflitto tra genitori e insegnanti, con il costante disconoscimento di ruolo di questi ultimi sta producendo gravissime conseguenze sui ragazzi, causando un mancato rispetto della scuola e una deresponsabilizzazione nei confronti dei propri errori.  

I bambini ed i ragazzi invece dovrebbero essere liberi di dedicarsi al divertimento e al riposo, al piacere per la scoperta e per la curiosità del nuovo. Sviluppare conoscenze diverse è possibile, anche senza ripetere tabelline per due mesi. Fare passeggiate, andare ad una mostra, fare sport, leggere, sono tutti momenti piacevoli di crescita e di confronto con l’altro da sè e con esperienze, sentimenti e vissuti di altri.

Ma la mancanza di interesse per la conoscenza e l’apprendimento è colpa dei ragazzi o è falla dei genitori, della scuola, della società?

Questa riflessione è l’unico compito per le vacanze che si dovrebbe lasciare agli adulti; mentre le corse dei figli al mare lasciano le impronte sulla sabbia…. noi che impronta vogliamo lasciar loro?

Buona vacanze a tutti.