Dormire nel lettone con mamma e papà. Ecco 5 motivi per cui dopo i tre anni è meglio di no.

Dormire nel lettone con mamma e papà. Ecco 5 motivi per cui dopo i tre anni è meglio di no.

I primi mesi di vita i ritmi serrati delle poppate e i risvegli frequenti del neonato determinano spesso la scelta dei genitori di farlo dormire con loro nel lettone. Se è vero che la regola base dovrebbe essere di fare dormire il bimbo piccolo nella culla o nel lettino, si possono prevedere eccezioni, ben motivate dal fatto che neonati con particolare difficoltà nel sonno o senza ritmi fissi  mettono a dura prova il riposo della madre. In tal caso è primaria la necessità di tutelare il benessere genitoriale, che passa anche dal riposo notturno,  affinché ci si possa dedicare al benessere del figlio. Il primo anno di vita rappresenta infatti un momento delicato in cui l’accudimento del bambino risulta fondamentale per un sano attaccamento e una buona crescita biologica e psicologica del piccolo.

Tuttavia può accadere che quando il bimbo cresce si mantenga l’abitudine di dormire insieme e che non gli si insegni a dormire da solo. Pur avendo un suo lettino e una sua  cameretta il bambino può dimostrarsi ostinato nel richiedere asilo nel lettone di mamma e papà. Allo stesso tempo la stanchezza dei genitori e la necessità di velocizzare i tempi dell’addormentamento determinano un atteggiamento di rinuncia al cambiamento. Così, senza accorgersene, ci si ritrova con bambini dai quattro anni in su (a volte anche adolescenti)  che dormono tra i due genitori. In certi casi mamma o papà dormono da soli con il bambino, mentre l’altro genitore, per motivi di comodità o spazio decide di emigrare nella stanzetta inutilizzata del bambino.

Mamma e papà dormono sereni, il bambino non fa i capricci, ci si ripete che  prima o poi andrà a dormire da solo e che va tutto bene nella gestione familiare … ma è davvero così?

Un ottica evolutiva richiede di guardare la questione non solo rispetto alla crescita del bambino, ma anche dell’intero gruppo familiare.

Ecco quindi 5 motivi per cui vostro figlio non dovrebbe dormire nel lettone dopo i 3 anni.

– Il bambino, dopo i tre anni, conquista molte autonomie: l’acquisizione completa  del linguaggio, la fine dell’uso del pannolino, l’inizio della scuola materna fissano importanti passaggi di crescita. L’abitudine di dormire nel lettone fa mantenere al bambino un livello di dipendenza inadeguato rispetto a quello delle competenze  raggiunte. In una fase in cui lo sviluppo dell’identità passa anche per la capacità di una serena separazione dai genitori non riuscire a dormire da solo può creare un corto circuito evolutivo.

La coppia genitoriale è anche una coppia coniugale. Ci sono casi specifici di “separazioni in casa” o crisi coniugali, in cui dormire con il bambino è sintomo di un disagio dei genitori nel gestire  lo spazio condiviso della stanza da letto. Anche in assenza di conflitto la presenza del figlio nel letto non aiuta: è fondamentale che la coppia ritrovi  un suo spazio affettivo intimo. Dopo i primi anni di vita del bimbo, in cui la sua richiesta costante di accudimento mette in secondo piano le altre esigenze, la conquista dello spazio personale della camera da letto è una grande risorsa per riscoprire la sessualità ed il desiderio reciproco.

Rinunciando al traguardo di far dormire separato il proprio bambino si trasmette a quest’ultimo la percezione che lui non sia in grado di raggiungere l’autonomia, incrinando la sicurezza di base e l’autostima. Insegnare al proprio bambino a dormire da solo è un processo che richiede disponibilità e tanta pazienza, ma che sottende l’idea che i genitori credono nella capacità del figlio di potercela fare. L’insicurezza del bambino è spesso specchio di una insicurezza dei genitori.

L’insegnamento di limiti e confini passa anche dall’avere stanze separate. Non porre resistenze, fare invadere gli spazi di coppia dai propri figli, non li aiuterà a sviluppare capacità come l’attesa e la tolleranza della frustrazione, competenze socio-affettive irrinunciabili per superare la fase di onnipotenza, che se prolungata oltre i primi anni di vita può avere conseguenze negative sulle relazioni con gli altri.

Dopo i tre anni i bambini dovrebbero poter dormire da soli nella loro stanzetta. I momenti di deroga a tale abitudine sono prevedibili e accettabili: una fase di malattia del bambino, periodi di cambiamento come l’ingresso a scuola o la nascita di un fratellino possono portare con sé l’esigenza dei bambini di un contatto più forte. Concedere loro questa piccola regressione non è sbagliato. Li aiuterà al contrario a riattivare la sicurezza per affrontare nuove sfide. Devono tuttavia essere sempre considerati come periodi transitori.

Il mio consiglio finale è: lasciate che il dormire nel lettone sia una piacevole eccezione, come le coccole affettuose a letto del fine settimana, piuttosto che una difficile abitudine che rende stretto non solo lo spazio fisico, ma anche quello mentale di sviluppo e crescita del bambino e di mamma e papà.